Nella contea di Sora arriva lo sceriffo: consigliere comunale di FdI impone l'ordine con uno schiaffo


Nell’affascinante cornice del Parco Valente, Sora ha assistito all'ennesimo capitolo di quella che possiamo definire "La politica del pugno di ferro". O meglio, dello schiaffo. Protagonista di questa serata da non dimenticare è lo sceriffo "John Wayne", nomignolo affettuoso che abbiamo voluto dare al prode consigliere comunale di minoranza nonché capogruppo di Fratelli d'Italia. L’accaduto? Uno schiaffo ben assestato a un giovane studente di Giurisprudenza, per noi "Zeb MakCay", durante la terza edizione di un’iniziativa musicale organizzata dall’associazione Sorani Fuorisede. È questo quanto riportato dai principali media

Il video dello schiaffo, che ha trovato la sua strada verso la viralità sui social, è diventato l'argomento del giorno, e non solo per la precisione del gesto. Lo sceriffo, con l’abilità retorica che contraddistingue un politico navigato, ha giustificato il colpo come l'inevitabile esito di un’esasperazione accumulata. “Mi ha provocato,” ha detto. E quale miglior risposta a una provocazione che un gesto violento? Il dialogo, dicono alcuni. Ma qui, nella contea di Sora, pare che le mani parlino più delle parole.

Il manuale del consigliere-sceriffo: Capitolo 1 - La provocazione

È facile comprendere la frustrazione di "John Wayne". Non è da tutti dover sopportare una gioventù che, invece di starsene tranquilla a casa, osa riunirsi per parlare di temi come le dipendenze, l’occupazione giovanile e la sessualità. E, come se non bastasse, lo fanno addirittura mentre puliscono il parco! Che mancanza di rispetto per il sonno altrui!

Lo sceriffo di Sora non ha certo intenzione di lasciare che questi giovani ribelli passino impuniti. "Domani chiamo tua madre e le racconto quanto sei maleducato," ha detto a "MacKay". Perché, si sa, l’educazione inizia a casa. Magari con un altro schiaffo, stavolta virtuale, a suon di rimproveri telefonici.

Sora città invivibile: tra calciobalilla e basket selvaggio

Ma andiamo al cuore del problema. Secondo lo sceriffo, il Parco Valente è diventato un campo di battaglia. La musica era spenta, certo, ma quei giovani sovversivi continuavano a giocare a basket, a calciobalilla e, peggio ancora, a bere. Alle 4 del mattino, non si gioca. Non si ride. Non si vive. Ecco il messaggio che il capogruppo-sceriffo di FdI ha deciso di lanciare a tutta Sora.

Forse, in un mondo ideale, si potrebbe risolvere tutto con una chiacchierata civile, magari durante un consiglio comunale. Ma in questo mondo, le mani sembrano essere più eloquenti. Dopo tutto, non si può pretendere che un consigliere comunale, esasperato dai rumori notturni, trovi rifugio nel dialogo. La violenza non è mai strumento di dialogo, dicono. Ma a quanto pare, può essere un’ottima strategia per far capire chi comanda.

Il grande inquisitore del dialogo politico

E così, il nostro eroe, dopo aver difeso l’onore del suo sonno interrotto, attende che la giustizia faccia il suo corso. Il coordinatore provinciale di FdI, il "Bud Spencer" della zona, con grande saggezza, ha dichiarato che bisogna attendere e comprendere il contesto. E come dargli torto? Magari, se guardiamo il video altre 50 volte, scopriremo che lo schiaffo era, in realtà, un simbolo di pace. Un richiamo all’ordine. O, semplicemente, l'ennesima dimostrazione che la politica locale, quando le parole mancano, trova soluzioni decisamente... creative.

Conclusione: il dialogo ai tempi del populismo

Questa vicenda, che potrebbe sembrare una barzelletta, è in realtà un amaro riflesso di quanto lontano siamo arrivati nel dibattito pubblico. A Sora, l’episodio non è solo una questione di ordine pubblico, ma anche un segnale inquietante di come la tensione politica possa degenerare in atti che, a voler essere gentili, definiremmo "poco ortodossi".

Forse un giorno, quando i libri di storia parleranno della politica del XXI secolo, ci sarà un capitolo dedicato al coraggioso sceriffo e al suo schiaffo educativo. Fino ad allora, possiamo solo sperare che il prossimo incontro tra giovani e politici sia caratterizzato da meno schiaffi e più parole. Ma, alla fine, chi siamo noi per giudicare? Forse è solo un nuovo modo di intendere il concetto di "dialogo costruttivo". (Braccio di Ferro e Olivia)



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